domenica 11 marzo 2012

Olive Verdi Schiacciate

Olive Schiacciate

Ingredienti: 2 kg di olive verdi e sode, olio extravergine d’oliva, aglio, peperoncino, finocchio selvatico, sale.

Preparazione: Eliminare le eventuali olive che non siano integre.
Con un batticarne schiacciare le olive da utilizzare, in modo da aprirle a metà e poterne togliere manualmente il nocciolo con facilità.
In una capiente pentola preparare una salamoia con circa 4 litri d’acqua e 250 g di sale.
Immergere le olive schiacciate e lasciarle a bagno per 24 ore, ricoprendole con un piatto, tenuto pressato da un peso.
Ripetere l’operazione per tre giorni.
È importante, ogni volta, cambiare l’acqua e salare nuovamente; si noterà che l’acqua andrà scurendosi e, nel contempo, le olive andranno maturando.
A questo punto, occorre dissalare le olive. Pertanto, è necessario cambiare l’acqua (senza sale) ogni 24 ore per tre giorni di seguito.
Il giorno successivo assaggiare le olive: se al gusto risulteranno ancora salate, occorre immergerle in acqua limpida ancora per 1 o 2 giorni.
Una volta perso l’amaro ed il sale eccessivo, le olive vanno scolate e pressate con un torchietto per togliere tutta l'acqua. Le olive devono essere completamente asciutte per la buona riuscita...altrimenti si ammollano e fanno la muffa.Una volta srizzate si mettono in una capiente ciotola e si condiscono con sale, olio extravergine di oliva, finocchio selvatico, aglio e peperoncino....si mescolano per benino...si assaggiano per controllare che siano condite al punto giusto.
Disporle nei barattoli a chiusura ermetica, precedentemente sterilizzati e ben asciutti, e coprire con olio, badando che non restino spazi vuoti.
Conservare i barattoli in luogo fresco e buio.
Le olive schiacciate possono essere consumate dopo un mese.

venerdì 9 marzo 2012

Eros e Peperoncino

PICCANT'ARTE
                                                                           
                                                                            
 A Cleto di Marcello
 Una conca di ulivi.

Di fronte il mare.

Una azienda agricola

che produce olio piccante

al peperoncino che stimola

il mio eros ottantenne

e lo rimanda ai tempi

                                                belli dell’ardore.

                                     Architetto Pino Sguera
                                                         Milano, 22 aprile 2011

martedì 14 febbraio 2012

Cotto di Fico




Cotto di fico. "Miele di Fichi"
Il cotto di fico o estratto di fico è comunemente chiamato miele di fichi, ma, non avendo nulla a che fare con le api, la legge non permette di chiamarlo così.
Il cotto di fico viene prodotto mettendo in una pentola i fichi, li si ricopre di acqua e si portano ad ebollizione. Si fanno bollire per circa 45 minuti. Si toglie la pentola dal fuoco ed il contenuto si mette a scolare in un sacchetto di tela. Si raccoglie in un contenitore lo sciroppo che scola naturalmente e strizzando il sacchetto. Lo sciroppo ricavato viene messo in una pentola e fatto bollire per alcune ore a fuoco lento, fino ad ottenere  una densità molto simile a quella del miele.
Nella tradizione calabrese il miele di fichi viene usato nella pasticceria, ad esempio nella produzione dei mostaccioli. Ma in realtà, questo estratto di fichi sta riscuotendo ultimamente enorme successo come ideale accompagnamento di formaggi e carni.
Ma cosa rende speciale questo estratto? Sicuramente il fatto che è ottenuto esclusivamente  dalla varietà di fico dottato, prodotto con riconoscimento  D.O.P. della provincia di Cosenza. Il fatto che non viene aggiunto alcuno ingrediente  durante la cottura e non necessità di conservanti fà si che questo prodotto è al top della genuinità. Ma soprattutto, ciò che distingue il nostro estratto di fichi sta nella sua densità. Il nostro cotto di fichi infatti viene confezionato in vasetti, non in piccole bottiglie, perchè la sua densità è quella della tradizione calabrese, che appunto ha dato a questo prodotto il nome di miele di fichi.
Per ricavare un chilogrammo di cotto di fico occorre utilizzare dodici chilogrammi di fichi verdi.

Si presta come ingrediente per moltissimi usi, ma suggeriamo di provarlo assolutamente su un filetto di manzo; un filo di estratto, a mo' di aceto balsamico, dona al filetto un gusto assolutamente inimitabile.
E’ consigliato l’abbinamento con il gelato alla panna o con il fior di latte, è sufficiente un filo di cotto per dare un sapore, veramente speciale ad una coppa di gelato.
Per avere un prodotto di eccellenza bisogna usare  fichi verdi appena raccolti e con un buon grado di maturazione.

Il Mito dell'Ulivo




Piccoli e grandi Ulivi
Il mito prende vita a seguito della vittoria della Dea Atena su Poseidone. La sfida che vede come protagonisti le due divinità, mira alla conquista della fedeltà degli abitanti di Atene.
Lo scontro si tenne sull’Acropoli: Poseidone portò in dono il cavallo, la cui importanza nello sviluppo della civiltà ha avuto un ruolo fondamentale, Atena batté il suo piede per terra facendo fiorire i primi germogli di ulivo.



La città prese il nome della Dea e la pianta era venerata a tal punto che in ogni rituale era sempre presente l’olio di oliva, un ramo d’ulivo o una corona d’ulivo.
Si narra che persino gli dei utilizzavano l’olio di oliva come cosmetico; Era, la moglie di Zeus, usava l’olio per sedurre. Ulisse invece costruì il suo letto nuziale con un albero d’ulivo. La luce di una candela che bruciava olio di oliva veniva usata per aiutare a dormire i bambini, simbolo di una fiamma che veglia sul loro sonno.

lunedì 13 febbraio 2012

Il Mito di Anteo




Eracle e Anteo
Anteo fu un Gigante figlio di Poseidone e della Madre Terra , che viveva in Libia dove costringeva gli stranieri a lottare con lui finché erano esausti, e poi li uccideva. Non soltanto era abile e forte , ma ogni qual volta toccava terra riprendeva forza. Conservava i crani delle sue vittime per farne il tetto del tempio di Poseidone.
Anteo non era un avversario facile da battere; viveva in una grotta ai piedi di un picco roccioso, dove si nutriva di carne di leone e dormiva sulla nuda terra per conservare e aumentare la sua forza colossale. La Madre Terra, non ancora sterile dopo la morte dei Giganti, concepì Anteo in un antro libico ed era fiera di lui più di quanto non lo fosse dei suoi mostruosi figli maggiori: Tifone, Tizio e Briareo.
Eracle ( o Ercole) lo sfidò ( o fu sfidato da lui ) ; preparandosi alla lotta, ambedue i contendenti si liberarono delle loro pelli di leone, ma mentre Eracle si ungeva il corpo con olio alla maniera olimpica, per sfuggire più facilmente alla presa dell’avversario , Anteo si massaggiò le membra con sabbia calda, per timore che il solo contatto delle piante dei piedi con la terra non fosse sufficiente a rinvigorirlo.
Quando Eracle ebbe messo a terra il Gigante, con grande stupore vide i suoi muscoli gonfiarsi e il sangue scorrergli benefico nelle membra, poiché la Madre Terra gli ridava forza. I contendenti si avvinghiarono di nuovo l'uno all'altro, e di nuovo Anteo si gettò a terra, questa volta di sua spontanea volontà, senza aspettare che Eracle lo sopraffacesse. Al che Eracle, rendendosi conto di ciò che stava accadendo, sollevò il Gigante alto tra le braccia e gli strizzò le costole, sordo ai profondi gemiti della Madre Terra, finché Anteo morì.
Il mito è spunto di riflessione anche oggi : tutti siamo come Anteo , tutti abbiamo bisogno di essere radicati nella nostra realtà ( il nostro corpo , la nostra vita , Madre Terra ) e di avere " i piedi per terra" per non indebolirci , per non vivere un'esistenza virtuale , confinata alla " testa" .